Garofalo e le sue fonti
Un dipinto “ritrovato”: storia (e qualche ipotesi) della Decollazione del Battista di Bastarolo

Il restauro della Decollazione di san Giovanni Battista (fig. 1) di Giuseppe Mazzuoli detto il Bastarolo ha finalmente restituito alla comunità scientifica un’opera di straordinario valore. Questa restituzione ha riportato nuovamente alla luce, come già accaduto recentemente[1], l’importanza di una migliore conoscenza del pittore e del suo operato per una nuova comprensione degli esiti della pittura ferrarese tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Seicento. La recente rimozione della carta giapponese, che da quasi due decenni ricopriva la tavola, e il conseguente reinserimento dell’opera nel dibattito critico hanno però ampiamente evidenziato anche la non facile situazione degli studi
Dipingere gli affetti: introduzione al percorso espositivo

L’ala sud e i Camerini del Principe del Castello Estense ospitano dal 26 gennaio al 26 dicembre 2019 la nuova edizione de “L’arte per l’arte”, l’iniziativa del Comune di Ferrara dedicata alla valorizzazione del patrimonio storico-artistico locale non accessibile a seguito del sisma del 2012. Dopo gli appuntamenti con Il Castello Estense ospita Giovanni Boldini e Filippo de Pisis(2015-16) e con Da Previati a Mentessi, da Boldini a De Pisis. Un nuovo percorso al Castello Estense (2015-16), protagonista è questa volta la quadreria dell’ASP – Azienda Servizi alla Persona di Ferrara (fig. 1), depositata presso i Musei Civici cittadini dal
Una scuola sicura e che non inganna: il significato della produzione artistica delle copie nella Ferrara del XVII secolo

L’assetto storico-politico della Ferrara del Seicento, all’indomani della Devoluzione del Ducato allo Stato Pontificio, ha avuto importanti ripercussioni sulle botteghe artistiche presenti sul territorio. Ritrovatesi prive delle committenze ducali, esse si impegnarono a soddisfare le richieste provenienti da ambiti diversi, fossero esse di matrice religiosa o legate alla nuova classe dirigente. In questo frangente, tutt’altro che marginale è la produzione artistica di copie o repliche sovente connessa, in qualche modo, agli ultimi lembi del clima del regno di Alfonso II. La vivacità di una simile attività, che può essere annoverata a pieno titolo tra le produzioni artistiche più floride della
Giovanni Battista Domenichi e Santa Maria in Vado: un committente «vigilantissimo» per Domenico Mona

Intorno al 1585 il cortigiano ferrarese Orazio Ariosti, pienamente coinvolto nei dibattiti alle problematiche del poema eroico e alla questione della superiorità del Tasso su Ariosto, si accostò – dopo che il ben più celebre poeta «ebbe condotto a termine la Liberata» – alla realizzazione di un proprio poema cavalleresco, oggi comunemente conosciuto come L’Alfeo[1]. Interrompendo la narrazione dei fatti precedenti la conquista e la conversione della Norvegia per opera di Alfeo e del suo amore contrastato per Alvilda, l’autore espone in una ottava autobiografica (III, 65) la propria concezione circa il ruolo dell’arte figurativa manifestando la sua ammirazione per
Testamento di Alfonso I d’Este (Elemosina all’Ospedale Sant’Anna di Ferrara, 26 ottobre 1534)

Anonimo artista ferrarese Copertina del Testamento di Alfonso I d’Este, terzo duca di Ferrara (Elemosina all’Ospedale Sant’Anna di Ferrara, 26 ottobre 1534) XVI secolo Ferrara, Musei di Arte Antica (deposito dell’Unità Sanitaria Locale n. 31). Fig. 1, Piatto interno sinistro: vignetta a tutta pagina raffigurante il duca Alfonso I d’Este sul letto di morte, nell’atto di dettare le ultime volontà a beneficio degli elemosinieri dell’Ospedale Sant’Anna di Ferrara. Fig. 2, Piatto interno destro: vignetta a tutta pagina rappresentate il compianto del defunto Alfonso I d’Este da parte beneficiati. Le due miniature prese in esame costituiscono la decorazione dei piatti interni